UN CUORE INFRANTO
Siete mai stati trafitti da una lama?
La conoscete la sensazione di un coltello che si infilza nel vostro cuore?
La punta inizialmente lacererà la pelle,
la quale si ritirerà furtiva come il mare dalle spiagge quasi indolore.
Poi si squarceranno i tessuti, i muscoli, i tendini e li si sentirà un po' di resistenza.
Perché il muscolo ci proverà ad opporsi, a fare da scudo per proteggere ciò che c'è alle sue spalle.
Poi inizierete a sentire il metallo freddo che attraversa lo sterno, le costole.
Lo sentite, lo stridere dell'acciaio a contatto con l'osso, come la forchetta quando striscia sui denti,
o il gesso sulla lavagna.
E poi arriva lo scontro tra il fuoco e il ghiaccio.
Quando la lama arriva al cuore ve ne accorgete.
Si blocca tutto, non riuscite più a respirare.
Non riuscite ad espandere la gabbia toracica.
Improvvisamente vi dimenticate di avere le gambe, le braccia e addirittura un volto.
La vostra attenzione si focalizza tutta lì, dove si accumula il dolore, nel lato sinistro del petto.
Dove il sangue si riversa senza poter uscire.
Si accumula.
Vi soffoca, sentite caldo.
Il sangue è caldo.
Siete ancora vivi ma solo per poco.
L'istinto è quello di sfilare il pugnale.
Il sangue sgorgherebbe fuori, velocemente, libero, per scappare dal tradimento ricevuto.
Ma non cambierebbe l'esito.
Per un cuore trafitto non c'è nessuna speranza, il sangue perso è troppo.
La fine è inevitabile.
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