OSSESSIONE (BINGE EATING)
L'OSSESSIONE PER IL CIBO
Siete mai stati ossessionati da qualcosa?
Da un videogioco quando eravate più piccini o dal fumo o dall'alcool in età adulta?
A me è successo con il CIBO
Quell'incapacità di stare per qualche ora senza una sigaretta in bocca, il prurito e l'ansia che salgono quando vi accorgete che siete scarichi di nicotina che automaticamente vi fa infilare le mani nelle tasche cercando il vostro pacchetto di sigarette preferito
Ecco a me capita con il CIBO, la sensazione di ansia e di disagio aumenta nel momento in cui realizzo che è passato troppo tempo dall'ultima volta in cui ho mangiato. Il mio corpo percepisce quando la quantità di zucchero che viaggia nel sangue scende sotto una certa soglia e si attivano dei campanelli d'allarme che mi mandano fuori di testa.
Quando confessi di soffrire di un DISTURBO ALIMENTARE la gente tende a banalizzare, sempre.
Se negli ultimi anni l'anoressia e la bulimia si sono fatti conoscere per quello che sono realmente,
il BINGE EATING resta ancora nell'ombra.
La risposta che ho ricevuto più spesso alla mia confessione è stata:
"Ah vabbè ma anche a me ogni tanto capita di mangiare un po di più, è normale"
momento di SHOCK😮, ogni singola volta.
Non sai se metterti a spiegare come realmente funzioni o fare finta di niente,
abbozzare un sorriso e pensare per l'ennesima volta che potevi tenerti quel segreto per te.
Come lo spieghi alle persone, che: non è un "mangiare un po' di più ogni tanto" ma è:
il nascondersi il cibo in camera
mangiare di nascosto dalla tua famiglia o dai tuoi amici
avere dei bidoni delle immondizie separati per non far vedere cosa hai mangiato
è recarsi al supermercato quotidianamente senza confessarlo a nessuno.
E' dire agli amici che non hai pranzato e che sei affamato, giustificando così l'aver ordinato due porzioni; quando, in realtà, prima di uscire avevi già mangiato una cena per due.
E' mentire su tutto.
E' allenarsi il triplo per cercare di mantenere un peso normalmente accettabile.
E' andare a correre le mattine prima di colazione e poi fare il bis la sera tardi se la pancia lo consente.
La cosa buffa? Il numero sulla bilancia continua (giustamente) a salire,
ma in maniera talmente impercettibile che la gente non lo prende sul serio:
"Vabbè hai messo su 5 kg in due mesi, d'inverno è normale"
L'ossessione sfocia anche nel non riuscire a fermarsi:
apri un pacchetto di patatine? → va finito!
una busta di pane → va finita!
biscotti, caramelle, tavolette di cioccolata.
Una confezione di formaggio, yogurt o gelato non fa differenza.
VA CONSUMATO TUTTO
Ho provato a ripeterglielo infinite volte al mio cervello che poteva fermarsi,
che la confezione potevo richiuderla e finirla in un altro momento,
che potevo dosare il cibo che mangiavo e che non esisteva la legge universale del:
"se apri la crema al pistacchio devi consumarla in meno di 10 minuti altrimenti finisce il mondo"
Ve lo giuro che non ci sono mai riuscita a fermarmi, neanche fosse una gara contro il tempo.
Quelle poche volte che mi sembrava di riuscirci: che riponevo il cucchiaino nel lavello e mettevo il tappo al vasetto, poi tornavo ripetutamente per le ore successive sulla scena del crimine.
"Perché?" vi starete domandando:
Perché non riuscivo a pensare a nient'altro: se mi mettevo sui libri non ero concentrata sapendo che c'era un palliativo gustoso ad aspettarmi tutto solo nell'anta della credenza.
Adottando questa strategia del "Dai, solo un altro paio di cucchiaiate e poi basta!"
mi è capitato più volte di finire i cucchiai nel cassetto prima di finire il contenuto dei barattoli.
Mandato giù tutto, lavavo le prove dei miei peccati e per mezz'ora buona riuscivo a non pensare al CIBO.
Se poi siete come me, amanti del controllo, sicuramente avrete avuto una APP per tracciare le calorie.
io prima ancora degli smartphone segnavo tutto su un quaderno:
mi appuntavo le informazioni dalle singole confezioni delle cose che mangiavo.
La tecnologia ha reso il tutto molto più immediato e meno dispendioso.
Con l'APP potevi appurare comodamente dal telefono che iniziavi ad assumere 7, 9, 12 MILA calorie
al giorno, quando il fabbisogno (ricordiamolo)
di una persona mediamente si situa dalle 1500 alle 2000 calorie giornaliere.
C'e' stata anche la fase dei numeri tondi, se vedevo nel telefono 3789 mi impegnavo per arrivare a 4000,
se poi sforavo con 4100 allora dovevo per forza arrivare a 5000 o 4500.
Ci ho combattuto anni, ogni singolo giorno con questo incubo.
Mi vengono i brividi nel sapere che non sono stata l'unica ad aver sperimentato tutto questo,
che non sono stata la prima e che non sarò nemmeno l'ultima.
Credo che il mio sia sempre stato un tentativo, decisamente vano e fallimentare,
di avere il controllo su qualcosa.
Gli eventi sopracitati non erano occasionali, si verificavano ogni giorno.
L'OSSESSIONE è una costante: una cosa di cui non riesci a farne a meno, crea dipendenza.
Non riesci a controllarti, è come non essere padrone in casa tua.
Mangiare è trovare silenzio da un martellamento costante che rimbomba nelle orecchie.
Una ossessione del genere ti occupa tutte le energie mentali,
il tuo pensiero è indirizzato su quello 24h su 24.
"Cosa posso mangiare dopo? Dove posso andare a comprarlo? Che scusa posso usare?"
un atteggiamento simile ti strema,
ti consuma, non ti restano energie per fare nient'altro.
il CIBO è onnipresente, gira tutto intorno al lui.
"I pensieri non sono volontari, si pensano da soli" I pensieri passano nella nostra testa,
come delle nuvole nel cielo
siamo noi a decidere a quali prestare attenzione e quali ignorare.
Questo che è quello che sostiene la filosofia buddista,
nonostante la consapevolezza teorica non riuscivo a metterla in pratica.
Non riuscivo ad uscire da quel vortice di negatività, depressione e ossessione.
Razionalmente non volevo programmare le abbuffate,
non volevo organizzarmi per poter mangiare indisturbata fino a stare male.
Perché si, fa parte del gioco anche questo: si mangia fino a stare male! Si mangia finché il corpo non chiede pietà e anzi, se ce la si fa, si continua ancora un po'. Il vomito spesso arriva ma non essendo indotto volontariamente noi non rientriamo nella fazione dei BULIMICI.
Perché un fumatore fuma anche se è consapevole che è dannoso per la sua salute?
Non ve lo so spiegare cosa scatta, ma si smette di ragionare, si pensa solo a saziare quel mostro che si agita dentro e il cibo lo tiene a bada, è un modo per dissociarsi, per non pensare, per non agitarsi...
Finisci per mangiare automaticamente perché è l'unico modo per fare una pausa dalla realtà.
Avevo sviluppato il vizio di mangiare guardando serie tv. Il punto è che spesso mi mettevo a guardare cose che nemmeno mi interessavano solo per poggiare lo sguardo su qualcosa e con le mani portarmi il cibo alla bocca senza neanche fare caso a quello che trangugiavo.
Se dovessi stabilire una data di inizio non saprei farlo con precisione.
Quando un fumatore ha cominciato a fumare? La prima sigaretta vale? O quando ha comprato e finito il primo pacchetto nel giro di pochi giorni? Oppure uno è un fumatore quando acquista regolarmente delle sigarette? Conta la frequenza con le quali le consuma?
Direi che i primi episodi per me si possono situare negli anni del liceo.
Un escamotage per far fronte ad una interrogazione, una verifica, un brutto voto o qualcos'altro a sfondo scolastico che non sapevo come gestire. Erano casi rari, eccezioni...
Il tutto è andato degenerando all'università, un passo dopo l'altro: allo studio si è aggiunto il lavoro, la vita sociale, le prime delusioni e nuove difficoltà...
L'abbuffata che si verificava qualche volta l'anno, ha iniziato ad avere frequenza mensile,
settimanale, fino a diventare giornaliera.
Nell'inverno del 2022 ho capito che non sarei stata in grado di uscirne da sola ed ero davvero stufa di vivere così.
Non ce la facevo davvero più.
Una terapia farmacologica non l'avevo nemmeno presa in considerazione.
Ero un po' scettica sulla sua efficacia e la consideravo un fallimento personale,
quindi l'avevo tenuta proprio come ultima opzione
(poi avrei capito che il vero fallimento era non provare ad uscirne: continuare a far finta di niente sperando che le cose per magia si sistemassero da sole)
Ci sono lati di noi che volutamente ignoriamo perché ci fanno paura, negli ultimi anni ho dovuto accettare questo lato di me; ma riconoscere un problema non significa avere il coraggio di buttarcisi dentro per districarlo dalla radice. Negli ultimi tre anni ero consapevole che c'era qualcosa che non andava, lo riconoscevo e in alcune circostanze ho anche avuto il coraggio di dirlo ad alta voce, ma non ero pronta per affrontarlo.
Chiedere aiuto non significa essere deboli ma CORAGGIOSI, ricordatelo.
Mi sono sentita stupida, molte volte, ed anche fuori posto
RispondiEliminaCi sono lati di noi che non riusciamo a controllare , parti molto nascoste che ci fanno paura e non possiamo far finta che non ci siano ,si può lottare per fare meglio ma non si può nemmeno distruggersi per combatterle .
RispondiEliminaÈ una lotta contro noi stessi a volte si vince a volte si perde.
L’importante è capire che siamo noi contro noi stessi e a volte si cade Kikka.