SENTIRSI ESTRANEI NEL PROPRIO LUOGO SICURO
Queste sono le parole giuste se qualcuno mi chiedesse come sto.
Sentirsi estranei nel proprio luogo sicuro
Si tratta di un ossimoro
come è possibile sentirsi estranei in un luogo che si adattava perfettamente alla tua forma?
E' cambiato l'ambiente o siamo cambiati noi?
Nelle favole un posto sicuro è il luogo dove il Lupo non può arrivare,
la stanza dove Cenerentola si nasconde per evitare le sorellastre,
lo scoglio dove Ariel si sdraia per guardare le stelle.
Insomma quella zona,
lontana dalla tua routine in cui puoi essere te stessa.
Dove puoi per un attimo allentare la presa.
Non deve essere necessariamente un luogo fisico, concreto;
credo sia più una predisposizione mentale.
La consapevolezza di sentirsi al sicuro, protetti
lontano dagli occhi degli altri
che ti permette di spogliarti di alcuni pesi che siamo abituati a portarci.
E' un posto tuo, quindi come può andarti stretto da un giorno all'altro?
Ci ho messo un po' a capire a cosa era dovuta quella sensazione di disagio che provavo.
Non era legato all'essere fuori forma o alla mancanza di confidenza con il mio nuovo corpo aggiustato.
C'era dell'altro che non riuscivo a decifrare.
La sensazione di essere alla festa sbagliata, di aver ricevuto un invito per errore, che non era destinato a te.
La sensazione di essere arrivata in ritardo ad un evento importante.
La sensazione di essere rimasta indietro, di essermi persa qualcosa di importante che era già iniziato.
Come quando torni da una vacanza:
il primo giorno in cui rientri a lavoro fai tutto come al solito,
apri l'armadio e afferri i i tuoi jeans preferiti,
ma dopo averli infilati noti con amarezza che non ti stanno più come prima.
Ti osservi e non capisci cosa ci trovavi di tanto affascinante in quel capo di abbigliamento...
...ti stavano cosi anche prima o se sei cambiata tu nel frattempo?
Questo spazio doveva essere destinato a questo, a raccogliere i miei pensieri
Quindi ecco a voi una riflessione fresca fresca di un tipico venerdì sera.
Vi svelo un segreto, per chi fosse arrivato a leggere fino a qui...
...fino a qualche tempo fa avrei gestito un'emozione nuova, come questa, buttandomi sul cibo.
Avrei soffocato quella vocina che brontolava,
con quintali di calorie ingurgitate una dietro l'altra per stordirla.
Perché avevo paura di ascoltare cosa voleva dirmi, avevo paura che avesse ragione.
Ma tutto il percorso che sto facendo ha come obiettivo anche questo:
imparare ad ascoltarsi, a comprendersi
Al non avere paura di sentirsi arrabbiati, tristi, delusi, felici, soddisfatti o preoccupati.
A capire le emozioni che si provano, emozioni che io ho sempre annacquato con il cibo.
Che fossero piacevoli o non le ho sempre diluite, allungate perché non ero in grado di viverle.
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