GENTILEZZA
Ne avevo accennato in un altro post,
quello dedicato ai SEGRETI,
ma poi tra una cosa e l'altra non mi ci ero più rimessa...
Credo che la cosa più difficile dell'essere una persona gentile sia esserlo
INDIPENDENTEMENTE DA SE STESSI
Provo a spiegarmi...
è facile fare un atto cortese quando siamo felici, è più difficile farlo quando si è arrabbiati.
è facile fare un atto cortese quando non abbiamo impegni, è più difficile farlo quando siamo di fretta.
è facile fare un atto cortese quando siamo presenti, è più difficile farlo quando siamo distratti.
Difficile fare atti gentili verso gli altri quando siamo preoccupati,
quando non abbiamo una mentre libera ma schiacciata dai nostri pensieri.
Ma, secondo me, anche quando non siamo sicuri di come possano reagire gli altri...
Se il nostro gesto venisse mal interpretato o frainteso?
Se disturbassimo?
Forse è meglio se ci facciamo gli affari nostri...
Questa frase è diventata il mantra del capitalismo e della società occidentale contemporanea.
Farsi gli affari propri!
Non penso che chi l'abbia detto per primo volesse alludere a ciò ma sicuramente ne abbiamo distorto il significato originale, un po' come fecero i nazisti con la filosofia di Nietzsche.
Avete presente quando vi trovate in una situazione dove vorreste dire o fare qualcosa?
Siete li titubanti se farvi gli affari vostri oppure no,
se rimanere nel vostro o espandervi?
Ora vi racconto un fatto realmente accaduto.
Immaginate di essere in stazione ad aspettare il vostro treno e sentite la voce registrata che annuncia un cambio binario di un arrivo, notate poi una persona distratta la quale non si sposta per cambiare binario come stanno facendo le altre...
Ci pensi e ti chiedi "Che faccio? Glielo dico che il treno che doveva passare per di qua è stato spostato? Taccio e faccio finta di niente o parlo?"
Ti avvicini timidamente alla persona in questione che è intenta a fare dell'altro e dopo esserti schiarito la voce attacchi "Mi scusi, per Venezia hanno cambiato il binario"
Mentre la persona tira su lo sguardo con la faccia accigliata perché non ha capito tu ripeti
"Per Venezia hanno cambiato il binario, se deve andare a Venezia, binario 3 non 6"
Dici la frase di corsa, mangiandoti le parole, di fretta come per spiegare che non ti sei avvicinato per infastidire o chiedere qualcosa.
Momento di pausa.
La frase resta appesa lì nella speranza che l'altra persona abbia capito, che magari ti faccia un sorriso e ti risponda, non importa se con un "No non devo andare a Venezia" basta che dica qualcosa e non ti faccia sentire un perfetto idiota per esserti intromesso.
Questa dinamica è successa a me,
qualche settimana fa,
solo che io non ero l'interlocutore.
Io ero la persona distratta che stava scrivendo al pc al binario sbagliato per tornare a casa con la musica talmente alta che non avevo sentito l'annuncio.
Io avrei perso il treno se quella persona non fosse stata gentile con me.
Quante volte vedete al ristorante la sciarpa di qualcuno che tocca terra?
Quante volte vedete qualcuno che alzandosi dimentica qualcosa?
Qualcuno che va in giro con la cerniera dello zaino aperta?
Qualcuno che aspetta alla fermata dell'autobus senza ombrello?
Qualcuno con i lacci slacciati della scarpa?
Voi fate fatica ad intervenire oppure vi viene immediato?
Nelle situazioni che vi ho elencato, voi come vi comportate?
Quanti di voi agiscono senza rifletterci e quanti invece vengono bloccati dalle paranoie?
Ve lo chiedo perché io sono la prima che fa fatica,
che fa fatica a fare un atto di gentilezza verso qualcun altro per paura di sbagliare o di disturbare.
Vi racconto un altro episodio.
Mentre correvo sull'argine in una mattina uggiosa sul presto
noto a terra la custodia di un ombrello pieghevole di una determinata marca con un colore riconoscibile.
Duecento metri più avanti raggiungo un signore anziano che passeggiava sull'argine con un ombrello aperto della stessa fantasia e marca della custodia che avevo superato poco prima.
Ci ho messo pochi secondi a raggiungere il signore e sorpassarlo correndo, ma in quei pochi secondi con la musica che mi bombardava i timpani mi sono chiesta:
"Glielo dico che ha perso la custodia?
Si o no?
Lo faccio o non lo faccio?
Glielo urlo?
Rallento?
Mi fermo o no?
Magari non è nemmeno sua e faccio una figuraccia
Magari tornando indietro la vede e se è sua se la raccoglie"
Con l'ultima frase me lo sono lasciato alle spalle
e con le ultime parole mi sono anche lavata la coscienza.
Non ho avuto neanche il coraggio di guardarlo mentre lo superavo perché la scusa del
"Magari non è nemmeno sua" non reggeva a
e il "tornando indietro magari la vede e se la raccoglie" era pietoso.
Me lo sono immaginata quel signore che nel momento in cui avrebbe smesso di piovere avrebbe cercato la custodia in tasca e non l'avrebbe trovata.
Tutto questo per dire che la difficoltà dell'essere gentili sta proprio in questo,
nell'esserlo sempre indipendentemente da noi...
dalle nostre paure, dalle nostre paranoie, insicurezze, ansie
o qualsiasi altra cosa che ci limita e che ci impedisce di uscire dalla nostra vita frenetica
per invadere, solo per qualche secondo,
quella di qualcun altro.
Qualsiasi altra cosa che ci limita: al primo posto piazzerei il telefono che fa convergere su di sé la totalità della nostra attenzione....ma di questo ne parliamo un'altra volta!
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