IDEALI
Vi siete mai soffermati sul divario che sussiste tra il:
come ci percepiamo noi e come invece ci vedono gli altri?
In vari ambienti, compreso quello lavorativo,
mi sono sempre ritrovata ad ammirare coloro che dicevano ad alta voce ciò che pensavano.
Coloro che non avevano paura di esporsi,
di pendere una posizione
di schierarsi...
Non so se il termine idealisti sia adatto ma per il momento è quello più esaustivo.
L'ho sempre visto come un pregio,
ci vuole una buona dose di coraggio e sicurezza per farsi avanti,
per metterci la faccia.
Quando si è di fronte ad un capo, un responsabile, un superiore
è conveniente abbassare lo sguardo e annuire.
La sottomissione è la strategia più efficace per sopravvivere senza creare conflitti,
il non voler polemizzare può essere una scelta saggia.
Io mi sono sempre percepita più come remissiva che ribelle
Non so rispondere per le rime,
non sono brava nelle discussioni o nei botta e risposta.
Mi limito a tacere lì dove non sono d'accordo.
Sono una persona che si adatta e si amalgama facilmente, forse troppo.
Sto al gioco.
Questa riflessione ha preso forma al lavoro dove c'è un collega che definirei idealista.
Mentre mi gingillavo ammirando questa dote rara ho ricevuto un messaggio,
totalmente inaspettato,
da una mia ex collega.
Il messaggio mi ha ricordato il motivo per cui ho deciso di cambiare lavoro qualche anno fa.
Non ho potuto fare a meno di sorridere
Mi è riapparsa la Francesca del passato,
che ha rinunciato ad un posto comodo e sicuro
perché non ha voluto accettare compromessi che le andavano stretti.
Non ci avevo mai riflettuto sulla portata di un simile gesto.
Quella volta me ne ero andata perché avevo notato che mancavano alcuni valori per me fondamentali come il rispetto, l'educazione e il dialogo.
Forse non siamo idealisti in tutto ma ognuno di noi lo è in qualcosa.
Ognuno di noi ha dei valori per i quali non è disposto a piegarsi, a cedere o ad arretrare.
Ciò che ammiriamo in qualcun altro risiede, anche se nascosto, in ognuno di noi.
Ci ritroviamo ad ammirare qualcuno per qualcosa e poi noi stessi siamo ammirati da una terza persona per una dote di che ci eravamo dimenticati di possedere.
prospettiva
Da persona che è dall’altra parte, lavorativamente parlando intendo, credo che ovviamente non piegarsi per andare contro i propri ideali sia giusto, anzi è la cosa più giusta, ma penso anche che come hai scritto il rispetto l’educazione debbano essere sempre reciproci. Si deve sempre pensare sia da un lato che dall ‘altro “a me piacerebbe se facessi così?” Oppure “io al suo posto farei così?” C’è una sottile linea che separa proletariato da capitalisti secondo me , una linea che ormai nel tempo si è assottiglita sempre di più. Prima di tutto si deve capire che si ha a che fare con persone e famiglie che siamo da una parte o dall’altra, tutti hanno i loro problemi e i loro rischi da affrontare o correre. Entrambe le parti devono essere in fiducia solo così si può andare avanti sia in un azienda che nella vita. Se mancano questa cos’è fondamentali è sempre più difficile andare a vanti.
RispondiEliminaMi sento di dire avendo a che fare con persone più grandi di me, e io trovandomi in una posizione superiore a loro dal punto di vista gerarchico, che è una cosa molto difficile cercare di avere sempre un atteggiamento calmo, rilassato e professionale se le persone con cui hai a che fare non ti vengono minimamente incontro e sei costretto ad arrangiarti per finire il lavoro. E così facendo si crea un circolo vizioso di “ tanto se non lo faccio io lo fa qualcun altro”. E credo sia una cosa molto ingiusta.
In un lavoro non dovrebbe essere cose come non dovrebbe esserlo nella società.
PS: non c’entra ma la foto è bellissima