CONCORSO DOCENTI


Sono andata in tilt!
Quasi un mese fa è stata aperta la procedura per il concorso pubblico 
per trovare nuovi docenti da inserire nelle scuole pubbliche italiane.

Mi sono diplomata nel giugno 2015, 
ho iniziato a studiare all'università di Padova perché volevo ritornare al liceo, 
non come studentessa ma come insegnante.
Ho scelto di inseguire questo sogno nonostante le prospettive lavorative non ottimali.
Ero fiduciosa che nel corso di cinque anni sarebbero cambiate (in meglio) tante cose.
Nel 2019 è arrivata la laurea triennale ma le speranze di fare l'insegnante calavano sempre più.
Ogni anno aumentavano i laureati in coda in una fila che non avanzava mai.
Indecisa se proseguire o meno, decisi di continuare con la magistrale, 
avrei studiato per altri due anni e magari qualcosa si sarebbe sbloccato.
A luglio del 2023 arriva la laurea magistrale,
con annessi CFU integrativi e crediti extra per altre classi di concorso.
Ero arrivata.
Più di così non potevo fare,
(se non qualche certificazione extra, ovviamente a pagamento, 
che comunque stavo prendendo in considerazione)
Finalmente mi ero messa anche io in fila con altre centomila persone ad aspettare il mio turno.


Un'epopea simile sintetizzata in così poche righe non rende.
Mi sono domandata del perché io sia andata in tilt.
Mi sono resa conto che aspettavo questo momento da anni.
Il momento di mettermi in coda,
di mettermi in coda per partecipare ad un questionario
che con l'insegnamento non avrebbe avuto niente a che fare!

Quest'estate mi ero messa a studiare gli argomenti del concorso:
Decreti da imparare a memoria 
(un ritorno al sapere nozionistico che speravo fosse considerato da tutti obsoleto)
Progetti per il futuro della scuola italiana
Proposte in cui l'obiettivo finale della scuola media e superiore sarebbe stato 
incanalare correttamente la nuova forza lavoro:
"Che lavoro potrebbe fare lo studente X?" 
"Di che figure professionali abbiamo bisogno e in quali quantità?"
Secondo alcuni questi dovrebbero essere i pilastri della nuova scuola!

Le nuove scuole
Fare lezione seduti in cerchio, 
stop alle lezioni frontali, 
avere classi da una dozzina di alunni, 
fare lezione all'aperto
e... qualche altra utopia?
Ha davvero senso? 
Che io sappia a memoria l'anno in cui è nato il sociologo X che ha esposto la teoria Y? 
Teoria che non è minimamente applicabile nello scenario della scuola italiana?
Ma di cosa stiamo parlando? 
Ci vuole davvero qualcuno che lo scriva che avere classi da pochi alunni sarebbe migliore? 
Che senso ha imparare a memoria teorie innovative se io mi troverò oltre venti ragazzi in aula?

Proposte per abolire materie inutili dall'insegnamento scolastico quali:
la scrittura creativa, la lettura, l'arte, la musica e tutte le materie umanistiche 
perché non rilevanti per sfornare metalmeccanici, elettricisti 
e tutta quella manovalanza che, si stima, servirà da qui ai prossimi anni.

Infine libri, compiti, quaderni, tutto digitalizzato.
Ve lo ricordate quando la maestra dettava i compiti e andavano scritti sul diario?
Ecco stop anche a quello! 
Da quando è stato inserito il registro elettronico i ragazzi devono semplicemente aprire l'app sul loro smartphone per vedere i compiti che il professore ha assegnato loro.

Voi ve li ricordate i dettati? 
Erano odiosi ma necessari, 
la maestra dettava e tu dovevi stare attento!
Non potevi distrarti nemmeno un attimo perché se ti distraevi rimaneva un buco nella pagina. 
Non potevi battere sulla spalla del tuo compagno perché quello, 
per non distrarsi a sua volta, non ti avrebbe calcolato, 
al massimo ti avrebbe fatto copiare a dettato finito, se era gentile.
Imparare le poesie a memoria
altra cosa che si odiava senza rendersi conto di quanto ci sarebbe servito poi!
Anche qui, ancora molti non hanno capito che l'obiettivo non era mai stato far ripetere le cose 
ma farti trovare un tuo metodo per apprendere, 
l'obiettivo era trovare una strategia per ricordarsi qualcosa, 
era un esercizio per allenare la mente. 
So per certo che quelli come me sanno ancora stralci di poesie dalle elementari.

Sorvolo sulla questione economica di tutte le certificazioni 
che si acquistano pagando cifre cospicue comprandosi così 
le abilitazioni necessarie per insegnare.

Ma la domanda che mi assilla è: 
io davvero voglio inserirmi in uno scenario simile? 
Se entro in una scuola andrei ad infrangere qualsiasi linea guida proposta dal ministero.
Se entro in una scuola lo farei con uno scopo ben preciso.
Per far emergere le varie personalità
Per incoraggiare gli altri a inseguire i loro sogni
Per insegnare loro che con la disciplina l'impegno e la costanza niente è impossibile
Per ricordare loro che i valori e i principi non passano mai di moda
Per far notare loro che la filosofia non è una cosa obsoleta
Per offrire loro un punto di riferimento in un'età di passaggio in cui si cambia
Per dimostrare loro che la gentilezza è l'arma migliore


Non sono l'insegnante che la scuola italiana sta cercando
l'insegnante che la scuola italiana vuole
che la scuola si aspetta
e questi non so se siano dei validi motivi per arrendersi o insistere ancora di più...






Commenti

  1. Ciao, se può servire ti porto l'esperienza di mia sorella, magistrali, scienze delle formazione primaria, per i tuoi stessi motivi e per altri non ha mai voluto partecipare a un concorso pubblico.
    Ora ha 45 anni e ha sempre lavorato come baby-sitter educatrice privata, nella scuola privata o nelle sostituzioni in quella pubblica. Non si è mai cercata un altro lavoro perché lavorare con i bambini è la cosa che le piace e le viene meglio. Dopo essere stata precaria per una vita quest'anno forse proverà anche lei concorso.
    Non sono di quelli che credono che un percorso scolastico scelto a 13 anni o a 19 anni ti porti per forza ad un lavoro preciso per tutta la vita ma piuttosto che crescendo uno capisce cosa gli piace veramente fare che lo possa anche mantenere. Purtroppo ci arrivi per prove ed errore e... voglia di cambiamento.
    Quindi la prima domanda che ti farei è: "in questa fase della tua vita faresti anche un altro lavoro?" Qual è la tua voglia di cambiamento?
    Poi ci sarebbe tutto il capitolo degli insegnanti che quel concorso l'hanno fatto e che a scuola ci lavorano. Rispecchiano tutti il modello di insegnante che in quel concorso seleziona?

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  2. Ciao Francesca! Mi permetto di risponderti sperando che la mia esperienza e la mia riflessione possano essere uno spunto e darti un po’ di speranza. Sono un’insegnante di scuola primaria (“la maestra”). La rabbia che provi (perché questo è ciò che emerge) l’ho provata anche io, e mi viene da dire che la prova chi forse vorrebbe che le scuole fossero davvero il luogo diverso che da tanto tempo (Miur , sociologi, psicologi , pedagogisti e molti altri) tanti sognano, descrivono, utopizzano…l’Italia indubbiamente è molto indietro, fanalino di coda delle scuole europee e sicuramente non è un concorso che può descrivere la bravura o la capacità di un insegnante.
    Io sono doppiamente laureata e ho due master , sicuramente sono più competente di molti altri che lavorano nel mondo scuola da molti più anni di me e che hanno superato (ma anche no!) un concorso. Tante nozioni che spesso non servono….ma le rivoluzioni e i cambiamenti li fanno le persone , non le leggi, non le teorie , non le nozioni che chiedono ad un concorso…e PER FORTUNA in Italia la didattica è libera! Ciò significa che puoi fare le lezioni come vuoi : in cerchio, a lavori di gruppo, laboratoriali, frontali .. come preferisci! Come maestra ti dico che esistono ancora là poesie imparate a memoria e anche i dettati, anche molte altre cose che sembrano obsolete leggendo il programma del concorso ma che non lo sono e hanno il loro fondamento. La scuola però viaggia in parallelo a evoluzioni e rivoluzioni tecnologiche , sociali, economiche e chi più ne ha più ne metta. Io spesso mi sento una adeguata nel mondo scuola, non tanto perché non sono la maestra che richiede la scuola italiana, quanto più per le generazioni difficili che ci sono di fronte. E la sfida/riflessione è proprio questa: da grandi problemi, da grandi osservazioni e da persone con la voglia di fare la differenza in un mondo che a volte ci spinge a mollare sono nate (oggi come 100 anni fa e più ) le teorie o i modelli che oggi si studiano nei manuali. La Montessori ha accolto una sfida e un problema grandissimo e ha pensato di poter fare la differenza, è andata avanti. Così ha fatto don Milani, Alberto Manzi e molti altri. Se si vuol fare la differenza e portare una piccola percentuale di cambiamento nella scuola si deve accettare che la scuola è fatta di persone che commettono errori e che non sempre rispecchiano il modello educativo / didattico che ci piace e in cui crediamo. Io ti consiglio di non mollare; ma di guardare il lato positivo di ciò che dici! Puoi insegnare e trasmettere le cose bellissime che hai scritto ai tuoi futuri alunni anche senza infrangere ogni linea guida che propone il ministero. La scuola è fatta di persone e se un domani sarai a scuola, una parte di quella sarai anche tu! E avrai la possibilità di mostrare che oltre a tanto schifo c’è anche tanta bellezza! Ciao, un abbraccio

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  3. Non ostante io odiassi, imparare a memoria le poesie( cosa che mi ha fatto sviluppare una buonissima memoria) e i dettati ( mi è venuta l’angoscia al solo ricordo) devo ammettere che hai ragione, ma questo se viene applicato ad un certo grado di istruzione, cioè elementari e scuola superiore di primo grado in quanto i bambini e ragazzini sono ancora nell età dell assimilazione e sviluppo, proporre questo alle superiori non mi pare una cosa fuori contesto, dove secondo me il progresso deve invece essere più incisivo, con l’aiuto delle nuove tecnologie. (A parte per la Lim, io sono un fedele paladino della Lavagna con i gessetti colorati per unità decine centinaia).

    Per quanto riguarda il SISTEMA sono nella tua stessa situazione forse anche peggiore visto che non ho ancora la magistrale… e a quanto pare con la triennale le basta non puoi nemmeno fare l’esame per entrare in lista anche solo con il minimo dei punti… un insegnate solo non può cambiare il sistema ma di certo come ogni rivoluzione deve pur cominciare da qualche parte e questo tuo post mi riecheggia molto come uno dei primi scritti di Roberspierre… il resto è storia!

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