RICADUTE
Argomento difficile questo:
partiamo dal presupposto che nessuno MAI
fa vedere realmente il processo di guarigione dietro ad una problematica.
La maggior parte delle storie si interrompe quando il protagonista prende coscienza del problema
decidendo di affrontarlo, ma sulle montagne russe che seguono si sorvola sempre.
Come se l'accettazione di un qualcosa fosse sufficiente a cambiare le cose.
Un po come nei film d'amore, si arriva sempre al grande bacio ma nessuno vi mostra cosa vuol dire costruire una relazione con qualcuno ogni singolo giorno quando l'entusiasmo del primo momento svanisce.
Ho provato delusione quando ho guardato l'ultima stagione di SKAM
incentrata sull'anoressia di Asia, la protagonista.
La stagione finisce con lei che comprende e decide di affrontare la situazione che le era sfuggita di mano.
(Tralasciando le varie superficialità che potevano essere trattate in maniera più specifica)
Quello che realmente mi ha dato fastidio è stata la semplificazione del processo di guarigione.
Anzi la totale assenza di esso.
Il processo di guarigione non è una piacevole passeggiata con un'accettabile grado di pendenza
che ti porta direttamente in alto senza intoppi.
Non è affatto così, è un percorso colmo di ricadute.
RICADUTE
lo dice anche l'etimologia stessa della parola
ri - cadere: cadere di nuovo, esattamente lì, in basso, dal luogo dove stavi cercando di andartene.
Le ricadute sono sberle in faccia che fanno ancora più male
di quando semplicemente arrancavi sul fondo senza accorgertene.
Fanno più male perché ti stavi quasi illudendo di esserne fuori, di stare bene,
di aver trovato un modo di risolvere la questione invece,
senza che tu comprenda il motivo per cui è successo, cadi rovinosamente.
Fa più male perché sai quanto sia difficoltoso uscirne, l'hai già fatto e sei stanco,
ti senti stanco all'idea di dover ripercorrere la stessa strada impervia per tornare solo dove eri prima.
Recuperare tutto quel terreno che hai perso ti sembra impossibile:
per un istante, forse, lo pensi anche di restare lì,
tanto a che serve continuare a lottare se poi alla prima folata di vento ricadi giù?
Ri-alzarsi, dopo una ricaduta è estenuante.
E nel farlo molto spesso si è soli.
Quando si prende atto di un problema se si è fortunati non lo si è,
oltre a persone competenti in materia si hanno gli amici o la famiglia.
Ma gli stessi quando vedono che ti sei rimesso in piedi tornano alle loro questioni
convinti che tu ormai sia immune ai mostri che ti hanno tenuto con loro sul fondo per tutto quel tempo.
Ma i mostri non sono spariti, si sono solo assopiti ed ogni tanto riemergono.
Quando si ricade sembra tutto perduto, sembra di regredire,
di scivolare senza avere nessun appiglio dove aggrapparsi per fermare la caduta.
Vi sembra che sia esploso tutto quello che per settimane/mesi avevate represso.
Si ritorna al via, al punto di partenza e a volte ancora più in basso.
La sensazione di sconforto, di sconfitta, di delusione che provate verso voi stessi vi logora
perché pensavate di essere più forti ed invece mi siete rivelati deboli ai vostri occhi.
A chiunque stia affrontando il suo percorso di guarigione
vorrei solo dire che non siete soli e non siete nemmeno deboli.
Quando cadete, quando sentite il terreno cedere sotto i piedi, accettate la caduta.
Fate un respiro profondo e lasciate andare.
Lasciatevi andare senza resistere.
Solo quando sentirete nuovamente salda la terra sotto i piedi rialzatevi e rimettetevi in cammino.
Non so dirvi se esisterà un tempo in cui le ricadute smetteranno di esistere, ma spero di sì.
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