SONO TORNATA
sia qui su questo spazio virtuale,
sia a casa, nel mio paesino a pochi km da Padova.
Sono tornata e non me ne sono nemmeno resa conto.
Non ho metabolizzato il mio ritorno perché, fondamentalmente,
non avevo metabolizzato nemmeno la mia partenza.
Ero partita carica di aspettative e idee che poi ho perso per strada.
Banalmente, ero convinta che avrei scritto tantissimo
ed invece non ho trovato quasi mai il coraggio di tornare qui.
MI mancava il mio lettone, stendermi a pancia in giù al buio illuminata solo dalla luce del pc.
Mi mancava il rumore del treno a pochi passi dalla finestra,
la tv dei miei genitori in salotto come sottofondo.
Tutto ciò mi sa di casa, mi fa sentire in una comfort zone bellissima
che mi è mancata ogni singolo giorno quando non c'ero.
Qualcuno di voi sa perché sono partita? Mi sentivo soffocare e non capivo da cosa.
Lavoro, relazioni, sport funzionava tutto eppure c'era qualcosa che non andava.
Qualcosa non mi convinceva, evidentemente,
perché altrimenti non avrei sentito la necessità di partire.
Io, che in quasi 28 anni, non ho mai voluto spostarmi.
Quando ci sei dentro alle situazioni non puoi guardarle con occhio critico,
forse per questo avevo deciso di allontanarmi:
dalle cose, dalle persone e in parte anche da me, dalla me che conoscevo.
Ero partita per rallentare, ma onestamente non credo di esserci riuscita.
La Sardegna è stata un caos, un groviglio di linee che si intersecano senza capo ne coda,
segmenti che si sovrappongono senza nessuna logica apparente.
Un disegno tale che a guardarlo non puoi dire che sia bello,
non necessariamente brutto, però insomma, ci siamo capiti,
una cosa che a guardarlo pensi "e questo che roba è?"
La Sardegna è stato questo, se ci ripenso mi rendo conto che non ho tratto nessuna conclusione,
non ho risolto nessuno dei dubbi che avevo caricato nella mia 600 prima di partire.
Avevo una check-list delle cose da fare di cui non ho spuntato nemmeno una casella,
e non lo dico tanto per dire.
Eppure qualcosa deve essere successo perché a casa ci sono tornata più leggera,
anche la macchina se n'è accorta: Livorno-Padova in meno di quattro ore senza mai borbottare.
Sono tornata da una settimana e mi sembra che quel groviglio sia rimasto lì,
forse questo è stato il vero cambiamento.
Come se lì, a centinaia di km da casa, avessi avuto il coraggio di vuotare il sacco,
ho tirato fuori l'ansia, la solitudine, la paura per il futuro,
la sensazione di non essere abbastanza e molto altro...
Ho sparso tutto questo sul tavolo della mia roulotte come se fossero tessere di un puzzle.
Le ho guardate dimenarsi e contorcersi per tre mesi,
al punto da non cogliere più dove cominciasse una e finisse l'altra.
Non ho trovato un modo di districare quella matassa.
Così, dopo aver osservato attentamente ciò che avevo fatto, me ne sono andata,
lasciando lì ciò che mi affliggeva e che mi portavo appresso da sempre.
Forse la Sardegna mi è servita a questo,
un luogo dove lasciar andare.
Adesso c'e' una roulotte, da qualche parte, che contiene una parte di me.
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