LE COORDINATE DELLA FELICITA'
Sapete come ci sono arrivata a questo libro?
Un mio amico e compagno di allenamenti, un giorno mi ha detto:
"Devo prestarti un libro, me l'hanno regalato. Ho provato a leggerlo e non ci sono riuscito, non fa per me; ma a te potrà piacere"
Inizialmente l'avevo presa un po' male questa affermazione del tipo:
"Ah grazie mi presti un libro che tu non sei riuscito a leggere, fantastico!"
L'ho tenuto sul comodino per un sacco di mesi,
che alla fine la copertina bianca aveva assunto una tonalità grigio polvere.
Sinceramente non so come mai una sera abbia deciso di prenderlo in mano,
probabilmente un mix tra noia e insonnia.
Fatto sta che una sera,
sotto il piumone,
alla luce della lampada
l'ho aperto.
Non sapevo niente dell'autore,
ne di cosa trattasse il libro.
Ho sempre avuto una regola:
leggere almeno le prime 50 pagine prima di abbandonare definitivamente una lettura.
Forse sono un po' poche ma diciamo che se un libro mi prende e mi affascina me ne accorgo prima.
Mi ero data questo limite anche questa volta.
Ho iniziato a leggere senza aspettative,
solo per poter dire di aver provato a leggerlo
prima di restituirlo al suo proprietario
senza sentirmi in colpa.
A pagina 18 ho capito che l'avrei divorato
e che anzi me lo sarei dilazionato per farlo durare il più possibile.
Molte frasi mi fermavo a rileggerle,
altre le sottolineavo
e sulle pagine più belle ci facevo l'orecchietta in alto.
Con questa lettura mi sono resa conto che spesso manca la capacità di comprensione di un testo,
la capacità di saper leggere tra le righe,
di cogliere i significati più profondi che si celano dietro la somma delle singole parole messe insieme.
Qualcuno in questo libro ci ha visto solo una biografia personale
e avrebbe potuto sintetizzare l'intero libro con la frase:
"E' la storia di un tizio che è riuscito a lavorare viaggiando."
Se dovessi farla io,
una sintesi così striminzita,
avrei optato per:
"E' un libro che ti fa ragionare e ti offre un punto di vista diverso"
Lo sintetizzerei così,
se dovessi ridurlo ad una semplice frase.
La differenza di queste due sintesi mi ha fatto capire come mai al mio amico non fosse piaciuto.
Lui ci aveva visto un racconto personale, raro e non applicabile alla maggior parte delle situazioni,
io ci ho visto un differente modo, universalmente valido, di vivere la vita.
Ci ho visto la prova che si deve avere fiducia in sé stessi, sempre,
anche quando vi fanno credere di essere sbagliati,
di non andare bene per le aspettative che gli altri si sono fatti su di voi.
Ho visto la prova che vale la pena credere nei propri sogni
anche se non sono quelli che vi suggerisce la società moderna occidentale.
Ho avuto la riprova che va bene sbagliare,
che cambiare strada è concesso,
che cambiare idea è permesso.
Che non siamo costretti a seguire una strada solo perché già intrapresa
o perché segnata da qualcun altro per noi.
Che lamentarsi senza agire non serve a niente.
Che se non siamo felici abbiamo il diritto di cambiare: luogo o noi stessi.
Tutte queste parole sono belle
ma restano solo parole se non le vediamo applicate da qualcuno,
e per me sapere che qualcuno,
un ragazzo normale è riuscito a trasformarle in fatti mi ha regalato speranza.
Molti provano invidia nel successo altrui:
"Facile viaggiare quando hai soldi e guadagni con internet."
Io quando vedo qualcuno che è riuscito a trovare la serenità provo speranza non invidia.
Quasi per osmosi,
se vedo qualcuno felice penso:
"Cavolo, se lui ci è riuscito allora posso riuscirci anche io, non è impossibile"
Nei successi,
nelle vittorie,
nei traguardi
di chi mi circonda io vedo una possibilità anche per me,
nel mio piccolo, di realizzare i miei sogni.
Altri a cui l'ho consigliato mi hanno detto:
"E' noioso parla solo di se stesso"
E' buffo perché questa considerazione a me non ha mai sfiorato, neanche per un secondo.
Parla di lui? Davvero? A me sembrava che parlasse di me.
Io mi sono rivista in ogni singola pagina,
in ogni momento di sconforto,
di paura, di agitazione per il futuro,
in ogni dubbio o sensazione di non aver capito come vivere questa vita.
Sono riuscita ad immedesimarmi talmente tanto
che il confine tra Francesca e Gianluca ha smesso di esistere,
quel ragazzo in cerca di risposte ero io.
Non saprei nemmeno se questo è un libro da consigliare, mi sembra così intimo, così personale.
Un po' come quando ti apri a qualcuno e ti racconti,
ti conviene farlo solo con qualcuno che è disponibile ad ascoltarti, senza pregiudizi pronti.
Non è un romanzo avvincente che puoi regalare all'amico
unicamente perché la storia è ben scritta e ti ha tenuto sulle spine fino alla fine.
E' un libro che consiglierei a chi ha un anima tormentata
(ed è per questo che il mio amico ha deciso di prestarmelo)
però anche qui, non puoi aiutare chi non vuol essere aiutato,
non puoi costringere qualcuno ad intraprendere la tua stessa via d'uscita.
Ognuno, se ne ha voglia, deve trovarsi la sua.
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