L'ORA DEL CAFFE'
"Sono cresciuti nella classe media, con la convinzione che se avessero studiato e si fossero impegnati avrebbero raggiunto gli stessi risultati dei propri genitori:
una carriera prevedibile e un benessere economico.
Non è che crescendo non fossero coscienti di ciò che accadeva intorno a loro:
di un'economia stagnante o in recessione, [...]
E' solo che pensavano non sarebbe accaduto anche a loro, perché nonostante tutto,
in tanti rispettavano le regole del gioco: se ti impegni, studi,
vai bene all'università, impari un'altra lingua, sarai ripagato..."
Sono nata nel 1996 a cavallo tra i millennial e quelli della gen Z, a seconda dei punti di vista.
Con disappunto devo ammettere che rientro perfettamente nel cliché descritto da Carofiglio
nel suo libro L'ora del caffè da cui è stato estrapolato l'estratto poco sopra.
Non è che crescendo non ne fossi cosciente: di un mercato del lavoro sempre più saturo,
delle continue storie di coloro che dovevano accontentarsi di lavori precari e non adeguatamente pagati.
E' solo che pensavo non sarebbe successo a me, perché nonostante tutto,
stavo seguendo le regole del gioco.
La paura di non farcela, i continui commenti non richiesti venivano soffocati
con l'ottimismo che qualcosa sarebbe cambiato, che l'impegno mi avrebbe ripagato.
Avevo più speranza e fiducia di quanto immaginassi.
Pensavo di essere stata l'unica ad aver creduto in qualcosa di falso,
l'unica ad essermi illusa fino alla fine e di aver sperato fino all'ultimo che qualcosa sarebbe cambiato,
che io, persona qualunque ce l'avrei fatta a discapito di tutti gli altri che, pur provandoci come me,
non c'erano riusciti.
Approfitto di questo spazio per chiedere scusa per aver giudicato.
Ho lavorato in diversi ambienti e da sempre mi sono chiesta come fosse possibile che miei coetanei, e non, avessero accettato condizioni talmente ingiuste a livello lavorativo senza,
apparentemente, lottare per avere di più.
Pensavo che si fossero arresi, che non si fossero impegnati abbastanza
e che quindi tutta la loro frustrazione, insoddisfazione e difficoltà fosse dovuta a quello,
alla loro mancanza di impegno, di fiducia in loro stessi.
Questa convinzione, falsa, ora lo so, ha dato la spinta a me per continuare,
per riprendere gli studi dopo averli interrotti perché,
e mi vergogno ad ammetterlo, non volevo finire come loro.
L'unica mia arma era l'impegno,
l'unica cosa su cui potevo contare io erano le mie passioni, i miei interessi i miei studi.
Ho sperato fino all'ultimo che sarebbe bastato.
Ho capito solo ora che non si erano arresi,
avevano semplicemente capito,
si erano rimboccati le maniche accettando anche ciò che non ritenevano giusto
perché non avevano altra scelta.
E così quelli come me,
che inutilmente hanno cercato di accontentare lo Stato rendendosi ridicoli,
piegandosi alle oscenità proposte, nel mio caso per entrare nel mondo dell'insegnamento,
si sono ritrovati alla soglia dei trent'anni senza veramente nulla in mano;
un bagaglio di conoscenza inestimabile ma che per il mondo di oggi non ha alcun valore.
L'impegno, la passione, il coraggio di inseguire i propri sogni non ha fatto altro che inaridirci
e inevitabilmente farci pensare che avremmo potuto entrare prima in questa catena di montaggio di cui facciamo parte, e che fino all'ultimo avevamo sperato di evitare.
Il libro di Carofiglio si apre con un avvertimento:
Essere giovani e non essere rivoluzionari è una contraddizione persino biologica
cit. Salvatore Allende
Questa volta mi esimo dal dare un mio giudizio, lascio questo fardello a voi.
Il bagaglio di conoscenza ha un valore inestimabile, ma va accompagnato a tante altre qualità che spesso sono innate, o che non vengono insegnate nella scuola tradizionale. Io penso, perché ostinarsi a voler entrare in un sistema che non ti vuole o che non ti da abbastanza? Se c'è l'impegno, se ci sono le conoscenze, perché non applicarle per sé stessi? Si è parlato del mondo dell'insegnamento. Non esiste solo la scuola pubblica. C'è anche la scuola privata, o la libera professione. Penso che la chiave non sia accettare l'esclusione da un mondo in particolare, bensì trovare il modo di accedervi percorrendo altre strade. Forse è questa la rivoluzione che ci si aspetta dai giovani... Lo smantellamento del vecchio.
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